martedì 15 aprile 2014

Area Tabasso dalla Giunta Vergnano a Lancione

«Il Comune acquista l’area Tabasso». E’ il 30 aprile 1999 e, con un investimento di sette miliardi di lire, Chieri diventa proprietaria del complesso di 30 mila metri quadri. Si realizza così un’idea che la Giunta Vergnano aveva in mente dal fallimento dello storico cotonificio, ufficializzato nel novembre ’96.

Annunciava il sindaco Aldo Vergnano: «Pensiamo poi di dismettere a una cordata di privati la parte del fabbricato che a noi non interessa».

Un’ipotesi che incontra polemiche in Consiglio comunale, con Marco Amitrano (Verdi) che, pur essendo in maggioranza, consiglia di puntare sul totale utilizzo pubblico. Già si prevedono le prospettive per l’area. Avrebbe ospitato la biblioteca civica, che stava soffocando nei locali di via Demaria, i magazzini comunali, il museo archeologico, un teatro e un’area a parcheggio.

Vengono raggiunti soltanto i primi due obiettivi. E soltanto cinque anni dopo l’acquisto dell’area, nell’ottobre 2004. L’operazione, infatti, va a rilento: nel dicembre del ’99 il nuovo sindaco Agostino Gay incarica l’architetto Gianfranco Franchini di preparare uno studio di fattibilità, che presenta a metà 2000. 

Prendono forma teatro, spazi commerciali, musei. Intanto la biblioteca si sposta da via Demaria, occupando temporaneamente parte dell’area Tabasso, nella zona più interna del complesso. In attesa di occupare la nuova sede, ricavata dagli ex uffici del cotonificio che si affacciano su via Vittorio.

I primi cantieri partono soltanto nel 2002, appaltati per 2 milioni e 586 mila euro (sempre su progetto di Franchini). I lavori terminano dopo due anni e, insieme alle decine di migliaia di libri, traslocano alla Tabasso l’archivio storico, gli uffici dell’assessorato alla cultura, le Poste da piazza Cavour. Poi arriveranno con molta calma lo sportello Informagiovani già chiuso, il ’caffè letterario’ (un bar come tanti, nonostante il nome) e il parcheggio interno provvisorio da 60 posti auto.

Il confermato sindaco Gay prova a ragionare sul resto dell’area. E si ritorna al progetto originale di collaborazione con i privati.

Nel 2007 si parte con il “project financing”, predisposto dalla Chintana, società esperta nel settore (la stessa dell’attuale Progetto città). Si basa sullo scambio tra Comune e società costruttrici: l’ente pubblico presenta al mercato le sue esigenze e in cambio offre la possibilità di costruire o di gestire immobili e servizi.

Chieri chiede parcheggi, aree verdi, l’auditorium, il museo del territorio e la scuola di cinema (da trasferire dal Bonafous). Al bando rispondono quattro imprese: l’Impresa Rosso Costruzioni di Torino, l’Arcas spa, sempre di Torino, il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna in sinergia con Case Manolino srl di Chieri, e infine la Ati Co.Im.Pre. Sarà quest’ultima a vincere il primo passo delll’appalto: il municipio lancerà una gara successiva in cui i privati potranno presentare migliorie al progetto di base della società vincitrice, redatto dallo studio d’architettura Vitali - Sulmona.

E vince ancora la Co.Im.Pre: è il febbraio 2009. Due mesi dopo, appena prima delle elezioni, l’allora direttore generale del Comune, Pier Domenico Sibilla, e Gian Paolo Bonvicino, legale rappresentante della Co.Im.Pre. firmano il contratto per dare il via all’operazione.

Nel frattempo il municipio modifica il Piano regolatore per consentire un aumento di cubatura degli edifici residenziali. Una scelta che fa discutere: undici professori del Politecnico di Torino inviano una lettera polemica sostenendo l’errore commesso dalla Giunta. «C’è da chiedersi a quale utilità pubblica risponda la scelta di acquistare nel 1999 l’area Tabasso con gravi riflessi sulla finanza comunale, congelare l’investimento per quasi dieci anni, senza recuperare altro che la palazzina uffici a biblioteca, dissipando ulteriori risorse economiche in ripetuti studi di fattibilità (poi disattesi) e concludere con l’ipotesi più banalmente speculativa in senso residenziale».

Tanto valeva, secondo i docenti, lasciare che fosse un imprenditore ad acquistare l’ex cotonificio. Dopo le polemiche, sono arrivate le riflessioni della Giunta Lancione, il lento avanzare dell’iter progettuale e, oggi, la crisi economica che rischia di cancellare tutta la lunga partita per l’ex Tabasso. 

E ci si chiede se, guardando indietro, qualcuno cambierebbe le proprie mosse.                                                                 


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