lunedì 5 settembre 2011

''UNA FREGATURA''

CHIERI «Inaccettabile». I chieresi sono univoci nel definire la nuova manovra finanziaria, che questa settimana dovrebbe passare in Parlamento. Oggi, martedì, scendono in piazza le delegazioni sindacali contro i tagli alle pensioni e i continui rincari che si prospettano per i contribuenti. Dalle associazioni dei consumatori denunciano una perdita di oltre 2.100 euro l’anno a famiglia, cui si aggiunge il peso dell’aumento di prezzi e tariffe. Ai tavoli dei bar, tra i banchi del mercato e in coda alle poste non si parla d’altro: «Che cosa fa il Governo? Siamo in deficit, ma possibile che a rimetterci siano sempre i poveracci?». La confusione è tanta, anche tra i parlamentari che prima propongono incremento dell’Iva, eliminazione di Comuni e Province e aumento dell’età pensionabile, ma il giorno dopo fanno dietro front: «Non ci ho capito niente - ammette un addetto alla pescheria al mercato di piazza Europa - Aumentano l’Iva? Ma sa che noi la paghiamo già diversa a seconda della razza del pesce? Il 10% sulla spigola, il 5% sui gamberetti. Devo mettermi un commercialista in cassa che mi aiuti a battere lo scontrino fiscale? E’ così che vogliono eliminare l’evasione?». Ma la scorsa settimana Berlusconi, Bossi e Tremonti hanno stabilito che non ci sarà nessun aumento dell’Iva e nessun contributo di solidarietà. Hanno inoltre ipotizzato il dimezzamento del numero dei parlamentari e la soppressione delle province quali enti statali: «Non sono d’accordo con il dimezzamento dei parlamentari - analizza Simone Zito, 24 anni, studente universitario - Minore è il numero dei politici, più facile è che le leggi siano ad personam. Sono più d’accordo con il dimezzamento degli stipendi. Il risultato sarebbe lo stesso con meno corruzione». Qualcuno fa ironia: «Gli stipendi dei parlamentari posso anche essere adeguati - considera Gerardo Pilato, 58 anni, commerciante di utensileria meccanica - Ma quello che non capisco è come possano con questi stipendi essere anche corrotti. Quanto devono essere pagati per rimanere onesti?». Non hanno invece trovato posto nella manovra ulteriori novità in campo previdenziale: il governo aveva pensato a una norma per limitare l’uso dei contributi figurativi del servizio militare e di quelli da riscatto degli anni di università, nel caso di uscita dal lavoro con 40 anni di anzianità. Ma ha poi fatto marcia indietro: «Ci stanno fregando ma lo scopriremo solo tra qualche anno - è secco un addetto alle pulizie del mercato di piazza Dante - A rimetterci sono sempre operai, pensionati e nuove generazioni. Quale sarà il futuro dei miei figli? Prima dopo 35 anni di lavoro si andava in pensione, poi sono diventati 40. Dopo dovevi avere 60 anni, adesso 65. Poi ti dicono che hai maturato gli anni ma sei troppo giovane. Ci prendono in giro. Quando inizi ad alzare mattoni a 15 anni, a 50 hai la schiena spezzata ». Interviene un collega: «Un muratore va in pensione a 70 anni e arriva a mille euro al mese. Un senatore dopo un giorno di parlamento ha diritto per tutta la vita a un mensile di 3mila euro. Non c’è giustizia». Dice la sua Dora Tarantino, 74 anni, pensionata: «Questo Governo deve andare a casa. Da quando c’è Berlusconi è stata una batosta dopo l’altra. Perchè la manovra non la fanno sui privilegi dei politici? Non c’è mai un provvedimento che metta a rischio il loro posto al caldo. Io sono andata in pensione a 55 anni. Ho iniziato a lavorare che ero adolescente. Adesso i nostri figli non hanno contributi. Prima guadagnavi poco, ma una casa riuscivi a comprarla. Le nuove generazioni sono in mezzo a una strada». Indignati anche Umberto e Loredana Santoro, 68 e 63 anni, marito e moglie pensionati che discutono sulle panchine di piazza Cavour: «Hanno avuto il coraggio di non riconoscere il servizio militare per i contributi figurativi - commenta Umberto - Eppure la naja era imposta dallo Stato stesso. Una vergogna. Adesso parlano di lotta all’evasione fiscale come se fosse farina del loro sacco. Criticavano la proposta Visco e ora copiano l’idea della rintracciabilità delle spese». E la moglie: «Le banche europee non hanno più fiducia nel nostro Paese. Nella classifica europea siamo dopo la Spagna. Fino agli anni ’80 non avevamo debiti, poi sono arrivati Craxi, tangentopoli e Berlusconi. La storia la conosciamo tutti». Riprende Umberto: «I politici ora arrivano dal nulla. Nominati dai segretari di partito, senza nessuna gavetta o specializzazione. Come possono tenere le redini di un Paese?». Fa discutere anche la proposta, per altro in bilico come tutte, di eliminare i ponti delle festività laiche: «Le feste non vanno toccate - è arrabbiata Samantha Ricci, 37 anni impiegata - Non sanno proprio che pesci pigliare. Se togli le festività in un Paese come l’Italia che campa anche sul turismo, elimini una grossa fetta di guadagni. Le persone non si muovono, non vanno a mangiare fuori. Ma come ragionano questi politici? E l’aumento dell’età pensionabile è assurdo: spariranno i nonni, chi guarda i bambini? Gli asili nido non bastano, fondi per la scuola non ce ne sono, gli stipendi sono bassi per pagarsi una baby sitter: come pensano che la gente metta su famiglia? Siamo alla frutta». Scattano le proposte: «Io sono a favore della patrimoniale - dichiara Pilato - Il 48% del reddito italiano è in mano al 10% dei contribuenti, mentre il reddito del cittadino medio non supera i 22mila euro. Quindi è giusto che venga fatta una legge che tassi di più chi ha grossi patrimoni. Sono invece contro l’aumento dell’Iva, che impatta sui portafogli della classe media. Dovrebbero essere tassati i beni di extra lusso. Se puoi permetterti aerei privati, yacht e auto sopra una certa cilindrata, puoi anche spendere qualcosa di più per lo Stato. E’ la Robin tax che Tremonti aveva già proposto,ma non è mai stata messa in atto». Conclude il commerciante: «Ormai siamo in una fase di crisi finanziaria, dove a essere sovrano è il debito. Di questo passo saremo sempre uno Stato debitore».


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