giovedì 30 settembre 2010

Tanta voglia di leccornie... etniche!

Da asporto o consumato tranquillamente sul posto, per un’occasione speciale o con gli amici a tarda notte, in pausa pranzo o nel fine settimana.Crescono il fascino dell’esotico e della cucina etnica, che conquista anziani, bambini, famiglie. Piace per il gusto, per il prezzo, per la varietà delle proposte. In città si moltiplicano i luoghi dove poter gustare un kebab o un involtino primavera, un piatto di cous cous o del sushi. I primi ad arrivare a Chieri sono stati i ristoranti cinesi, che per oltre un decennio hanno rappresentato l’unica alternativa alla cucina piemontese, poi dal 2005 hanno cominciato a fiorire numerosi kebab gestiti da egiziani e marocchini e da qualche mese ha fatto la sua comparsa nel centro storico un sushi bar. A questi punti di ristoro si deve poi aggiungere un negozio equo- solidale, che mette in vendita prodotti tipici della tradizione africana e centroamericana. A dar man forte si è messa anche la crisi economica che ha ridotto le possibilità di spesa portando a scegliere le pietanze etniche perché meno costose. Da “Cleopatra”, in via Garibaldi 23, si possono gustare kebab arrotolati o nel panino, polpette di verdura o pizza. «Siamo aperti sette giorni su sette, sia pranzo che la sera fino all’una o alle due di notte – racconta il titolare Mahmoud Abd El Ghani – A volte succede che qualcuno entri qui dentro con un po’ di diffidenza, poi assaggiano il nostro kebab e vanno via contenti e sorridenti». In Italia il kebab è composto da carne di vitello e di tacchino,mentre l’originale, quello mangiato dagli egiziani, viene preparato soltanto con carne di agnello. «Viene adattato ai gusti culinari italiani – chiarisce Khaled Abouarab, titolare “K2”, in via Garibaldi 9 – Per esempio, qui si utilizzano maionese, ketchup e yogurt che da noi non mettiamo». Nel piccolo locale a due passi dal Murè, a pranzo si possono incontrare seduti allo stesso tavolo impiegati incravattati, operai e ragazzi delle scuole, tutti impegnati a dare ampi morsi ai loro panini trabordanti di pomodori, insalata, cipolle, patatine e carne. «Ci sono persone che vengono da noi quasi tutti i giorni, qualcuno oltre al kebab ci chiede anche cous cous e falafel, che sono delle specie di polpette fritte e speziate». Anche alle “Piramidi”, in via Carlo Alberto 7, c’è un bel giro di clientela affezionata al panino tipico del mondo arabo e mediorientale. «Da noi vengono italiani, romeni, giovani, famiglie, muratori, impiegati e studenti,non c’è distinzione d’età o di estrazione sociale – spiega il titolare Aiman Abd El Ghani – Abbiamo gente soprattutto la sera e nel fine settimana».Trovarsi in una zona così centrale di Chieri per voi è uno svantaggio? «Fino a qualche mese fa non lo era, poi hanno attivato la Ztl e alcune famiglie non vengono più perché sono intimorite dalle telecamere». Problemi sconosciuti al titolare del banchetto del kebab che tutti i giorni dalle 20,30 si piazza nel parcheggio all’angolo tra via Bogino e corso Matteotti, a poche decine di metri dal cimitero. «Siamo stati i primi venditori di kebab di Chieri, a partire dal 2004 – sottolinea Walid El Omari, titolare insieme al fratello Mohamed del banchettino “Desideri” – Tra i nostri clienti non ci sono soltanto chieresi ma abbiamo gente di Asti, Moncalieri,Trofarello,Villanova, Torino e Cuneo». Da Walid, soprannominato “macchinetta del kebab” per la velocità con cui prepara un panino, si possono gustare tre tipi di kebab: arrotolato, nel pane arabo o nel pane normale. Ma non mancano salsicce e wurstel farciti con abbondanti dosi di ketchup,maionese o salsa piccante. Fino alle tre del mattino, tutti i giorni della settimana, c’è sempre un gruppo di almeno 20-30 giovani che chiacchierano gustando il loro kebab preferito. «Il fine settimana passano di qui dopo essere stati in discoteca, gli altri giorni fanno un salto prima di andare a dormire – racconta Walid – Ormai conosco quasi tutti, appena li vedo scendere dall’auto so già cosa prenderanno ». Se per il mondo dei panini arrotolati gli appassionati sono in prevalenza uomini, da qualche mese anche il genere femminile ha il suo posto dove poter soddisfare la voglia di esotismo. In piazza Mazzini 6 ha aperto il “Sayuri sushi bar”, un locale moderno che offre i piatti tipici della cucina giapponese, dal sushi al sashimi, dai gyoza (ravioli) ai yakitori (spiedini di pollo), passando per riso e spaghetti. «Il 70% dei nostri clienti è donna: sono attirate soprattutto dal pesce, che è un cibo poco grasso ma che garantisce parecchie proteine – spiega il titolare Riccardo Bigi – Poi lavoriamo con famiglie, coppie e gruppi di amici, in particolare con persone che desiderano vivere una serata un po’ speciale». Il sushi bar nasce come asporto e consegna a domicilio, ma entro fine anno dovrebbe ottenere il permesso per far mangiare anche all’interno. «Sicuramente il sushi è un alimento che divide: o lo ami o non lo sopporti. Oltre alla cena, lavoriamo anche sul pranzo con gli uffici qui attorno». Tra le portate più gettonate il branzino con avocado e formaggio philadelphia, la ricciola con mango, lattuga e maionese e il salmone con papaya, lattuga e maionese. «Sono i classici piatti con influenze occidentali creati apposta per chi si avvicina a questo tipo di cucina; poi si passa al resto – chiarisce Bigi, che ha alle sue dipendenze due sushiman e due chef – Rispetto agli altri ristoranti etnici, questo è un mangiare leggermente più costoso, anche perché si tratta di pesce che deve essere rigorosamente fresco». I primi a inaugurare la cucina etnica a Chieri, fatta di involtini primavera e riso alla cantonese, sono stati i ristoranti cinesi, in città ormai da vent’anni. «Non sento la concorrenza – tiene a precisare Maria Huhigiiu, moglie del titolare de “Il giardino di Giada”, in corso Matteotti 23 – A pranzo e a cena ho sempre persone, anche perché, oltre alla cucina cinese, qui si può mangiare italiano, tutto a poco prezzo». Per Jian Ye, figlio del titolare di “GeoHua”, in viale Fasano 36,con l’avvento della crisi le abitudini della gente si sono però modificate: «Prima lavoravamo molto con le prenotazioni, ora arrivano tutti all’ultimo. L’asporto è aumentato notevolmente, forse per risparmiare qualcosa sul coperto». In mezzo a un panorama di proposte etniche sempre più ricco, dal 2004 esiste anche un negozio dov’è possibile acquistare prodotti provenienti da Africa e Centro America. Il punto vendita “Altromercato”, in via Vittorio Emanuele II 113, offre caffè, cacao, zucchero di canna, guaranà e una serie di manufatti artigianali. «La nostra clientela è prevalentemente femminile. Quando ci scopre, comincia sempre dall’acquisto di qualche prodotto alimentare – osserva Valeria Sansalone – Sono persone abituate alla solidarietà, che non sono attirate soltanto dal prodotto etnico in sé ma dalle finalità che stanno dietro».


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