giovedì 8 luglio 2010

Raffaello, un pasticcio capolavoro

VILLASTELLONE - Alla soprintendente è bastata un’occhiata: macché allievi di Raffaello... Quello è un quadro al massimo del 1700. Ben fatto, ma tutt’altro che un capolavoro. Bang! Il pallone gonfiato nel fine settimana è scoppiato lunedì mattina. E con lui tutte le aspettative di fama e vantaggi, che il sindaco già s’immaginava riverberate sul paese dalla malandata cappella di Borgo Cornalese. E’ stato un fine settimana da thrilling quello scatenato venerdì da un anziano restauratore, Gian Carlo Quaglia. Il Comune lo aveva incaricato di supervisionare i beni architettonici e culturali del paese e lui venerdì si è fatto dare le chiavi della chiesa di Borgo Cornalese (proprietà della Parrocchia) per vedere cosa custodisce: «La Curia ha chiesto di mettere in sicurezza gli arredi, minacciati dall’umidità...», racconta Quaglia. Quando ha alzato gli occhi verso la pala con l’Incoronazione della Vergine, in una cappella laterale, il restauratore ha creduto di essere davanti a un tesoro: l’originale si trova nella Pinacoteca Vaticana, ma quella gli pare proprio una magnifica copia eseguita dagli allievi di Raffaello Sanzio 500 anni fa. Quaglia crede di scorgere addirittura la mano di due autori, riconoscibili dall’uso differente dei colori ad olio. E si spinge a ipotizzare un valore di 30-40 milioni di euro. Se fosse vero, sarebbe un ritrovamento inestimabile. E così, si affretta a mettere in movimento le autorità del paese: chiama subito sindaco, parroco e comandante dei carabinieri, che accorrono ad osservare quel dipinto visto tante volte, senza mai prestargli così tanta attenzione. Bisognerebbe chiamare qualche esperto e soprattutto la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici: «Ormai non si poteva più avvisarla perché era tardi - giustifica Quaglia - Durante il fine settimana gli uffici sono chiusi...». L’entusiasmo di Quaglia è allarmante e contagioso al tempo stesso: il parroco chiama la Curia; il comandante chiama i carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio e il sindaco quelli in congedo. Già, perché un quadro da 30-40 milioni dev’essere protetto senza perdere un solo minuto, prima che qualcuno lo sappia e provi a rubarlo. I carabinieri del Nucleo arrivano di gran carriera venerdì pomeriggio, ma non possono staccare l’enorme tela e portarsela via sulla gazzella. Peccato che l’euforia faccia evaporare la prudenza: da Villastellone chiamano i giornali; sindaco e restauratore si concedono beati creando la notizia a nove colonne. «Credo proprio che il suo futuro sia in un museo», azzarda il sindaco Davide Nicco. Nel frattempo, i carabinieri in congedo vengono organizzati dal Comune a fare la guardia, a turno in coppie per tre notti fino a lunedì, caso mai venisse la Banda Bassotti. Insomma, si scatena un gran polverone attorno alla chiesetta di Cornalese. Poi, però, l’emozione si raffredda e la ragione semina dubbi: siamo sicuri che sia una tela del 1500? Certo che no, non lo siamo. E così, mentre i volontari montano la guardia, Quaglia ci ripensa. Domenica mattina si presenta alle messe delle 9 e delle 11 per smentire: «Ho solo comparato i quadri ma non ho mai fatto nomi, né fatto illazioni su data e valore dell’opera». Una dichiarazione ben diversa dall’ipotesi riportata sotto il titolone di giornale: «La figura della Vergine e degli angeli attorno ricordano da vicino le pennellate di Giulio Romano. In basso, invece, si può individuare la scuola di Antonio Benci, il celebre Pollaiolo». Mentre Quaglia prova a frenare, il sindaco si barcamenar sul sito internet del Comune, con un capolavoro - questo sì - di ambivalenza. Da una parte ammette che «nella concitazione del momento si sono fatte parecchie illazioni sul periodo di realizzazione e sull’autore». E si rende conto che «ulteriori elementi saranno solo ipotizzabili con ragionevole fondatezza dopo aver effettuato gli approfondimenti di rito». Dall’altra parte, malgrado gli approfondimenti non ci siano, sostiene che «l’unica cosa certa per ora è solo che il quadro ha un valore artistico superiore a quanto si era sempre pensato». E perciò, con incrollabile fiducia, «poiché è da sempre un patrimonio artistico della collettività di Villastellone, l’auspicio dell’amministrazione comunale è che i vantaggi che ne deriveranno abbiano positive ricadute a favore degli abitanti». Tutto crolla lunedì mattina. I carabinieri del Nucleo hanno rintracciato la soprintendente massima ai beni artistici e storici del Piemonte: a Villastellone sta succedendo qualcosa molto sopra le righe. E lei, Edith Gabrielli, si fionda a Borgo Cornalese. La sua sentenza è sferzante: ben che vada, si tratta di una copia del 1700. Andava di moda in quei tempi riprodurre i dipinti del Rinascimento. E non è neppure detto che sia del 1700: potrebbe anche essere più recente. La soprintendente è arrabbiata e non lo manda a dire. Perché, se il “capolavoro” fosse stato autentico, le autorità si sarebbe comportate da incoscienti: «Auspico che in casi del genere, la prossima volta, il fortunato scopritore avverta prima la Soprintendenza - è gelida Edith Gabrielli - per non mettere a repentaglio l’opera». Adesso che ne sarà della tela? Chissà... Non è neppure certa la sua proprietà: «Non so se gli arredi rientrano nella cessione della chiesa alla Curia che ha fatto mia nonna Geneviève tra il 1958 e il 1961. Bisognerà incaricare un notaio perché verifichi gli atti», abbozza Xavier De Maistre, discendente del duca Eugenio Laval De Montmorency che fece costruire il tempio nella prima metà del 1800. In tutta questa tempesta, un po’ in disparte, il parroco don Attilio Boniforte si preoccupa di tutta la chiesetta: a maggio l’ha dovuta chiudere, perché piovono calcinacci, e non sa dove trovare i 250 mila euro con cui ripararla. «La Curia è a conoscenza di tutta la situazione – è sintetico don Boniforte – Studieremo il problema e come sistemare tutte le opere nell’attesa che arrivino i fondi per il restauro dell’edificio»


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