giovedì 3 maggio 2012

Risplende dopo i restauri il ''paramentale Balbiano''

Ha 350 anni il “paramentale Balbiano”, corredo di addobbi liturgici destinato alle funzioni solenni della Collegiata. Verrà presentato oggi, venerdì, alle 21 in Duomo, dopo i restauri durati anni a cura delle monache benedettine dell’abbazia “Mater Ecclesiae” sull’isola di San Giulio d’Orta, finanziati dalla Compagnia dei Santi Giuliano e Basilissa. Per spiegare l’importanza del paramentale, dovuta sia alla preziosità di stoffe e ricami sia alla sua completezza, interverranno gli storici dell’arte Claudio Bertolotto ed Elena Ragusa. Verranno inoltre letti messaggi da parte delle religiose di clausura che hanno effettuato i restauri e dall’Ordine di Malta, cui apparteneva il donatore, l’ammiraglio Flaminio Balbiano. Il paramentale fu realizzato a Messina all’inizio del 1660: è composto da tre piviali, due tunicelle, una pianeta, due stole, tre manipoli, una borsa, più un frammento ricamato di contraltare, che rappresenta i Santi Giuliano e Basilissa. Proprio a motivo della provenienza un gruppo di studiosi messinesi s’è messo in contatto con l’archivio del Duomo, per approfondire la storia del paramentale e magari risalire ai suoi autori. «Tra il marzo e il giugno 2004 in Duomo s’è realizzato l’inventario dei beni artistici - ricorda l’archivista della Collegiata Roberto Toffanello - Un lavoro complesso per il numero dei beni, ma anche per il molto disordine e la scarsità d’informazioni su molte opere». In quel frangente si è avuta un’attenzione particolare per i paramenti sacri: «Erano divisi in sette ambienti diversi tra sacrestia, magazzini e soffitte con conseguenti diversità nel modo di conservazione - sottolinea Toffanello - C’erano armadi e grucce inadatti, ammassamenti, presenza di roditori e volatili e una spessa coltre di polvere ovunque». Nel riunire tutti i paramenti in un unico locale, adatto alla loro conservazione, ci si è accorti della presenza di addobbi caratterizzati da croci di Malta, che evidentemente erano parte di un unico corredo: «E’ allora iniziata una ricerca d’archivio, che ci ha portati a scoprire nome e casata del committente di quello che, da allora, abbiamo definito “paramentale Balbiano”». Proprio il frammento ricamato che rappresenta i Santi patroni degli agricoltori chieresi è stato determinante: «Nella cornice compaiono quattro pesci coronati: sono barbi, emblema dei Balbiano». Il paramentale, dopo un lungo periodo di oblio, era stato esposto nella sacrestia del Duomo il 10 marzo 2007: «In quell’occasione Maria Rubatto, a nome dell’antica compagnia dei Santi Giuliano e Basilissa (compatroni di Chieri e speciali protettori dell’agricoltura dal 1187) ha offerto di far restaurare il frammento ricamato: ma in seguito la disponibilità s’è estesa all’intero paramentale ». Il restauro, costato circa 7000 euro, è iniziato nel 2008, con un paio di pezzi l’anno in modo da ripartire la spesa. Dove necessario le monache restauratrici hanno dovuto riforzare le fodere, fissare i ricami, rimuovere e sostituire vecchi rammenti malfatti. Hanno inoltre effettuato una srta di lavaggio, vaporizzando sulle stoffe messe in tensione una miscela di acqua distillata e aceto. Non solo si è restituita così parte della lucentezza, ma si è ottenuta anche una sorta di “stiratura”. In Duomo una lapide racconta la lunga vita dell’ammiraglio Balbiano, morto a 93 anni, che parla in prima persona e ricorda i fatti salienti della sua esistenza. «A ciò si può aggiungere una curiosità - commenta Toffanello - Accostando il viso di San Giuliano (nel ricamo del frammento) a quello del ritratto a olio su tela, si può notare una qualche somiglianza pur tenendo conto delle difficoltà a rappresentare un volto in un ricamo». Infatti il Santo ha capelli lunghi, fronte alta, baffi e pizzetto: il committente potrebbe aver richiesto di essere rappresentato nel volto di San Giuliano? «Questo genere di richieste erano la prassi nell’esecuzione di pale d’altare, dipinti, affreschi, è quindi possibile che alle ricamatrici sia giunta questa richiesta, insieme alla descrizione dell’arrivo delle reliquie dei Santi Giuliano e Basilissa in Duomo». Si può inoltre supporre che il ricamo sia stato suggerito dal committente in base ai suoi ricordi e indicazioni, ma che alcuni particolari imprecisi siano dovuti alla difficoltà a rappresentare un avvenimento e un paesaggio in così poco spazio: «Questo può aver portato a sacrificare o a cambiare la posizione di alcuni elementi - conclude Toffanello - Per esempio alla facciata del Duomo non corrisponde nessun particolare reale; la torre campanaria è in posizione errata a fianco della facciata (nella realtà è a fianco all’abside), il tetto del Battistero non appare elevato e coronato di pinnacoli, ma piatto».


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