giovedì 8 maggio 2014

Il minibus gira ma il disabile di Riva rimane a terra

«Se si progetta un servizio, deve essere per tutti». nvece lui, costretto sulla sedia a rotelle, sul Mebus non può salire. Il Mebus è l’autobus a chiamata, entrato in servizio a metà marzo. La denuncia è del 56enne Davide Baldi. Vorrebbe usarlo, però il furgoncino non ha una pedana sollevatrice. Ma anche se l’avesse, le fermate non sono attrezzate, a Riva come negli altri paesi che hanno concordato il servizio da un anno.

<+corsivo>«Non parlo solo per me, ma anche per tutti gli anziani che hanno problemi a camminare, che spesso sono accompagnati in carrozzina, e potrebbero usare il Mebus a chiamata, ma non lo fanno»<+tondo>. Il rivese, affetto da distrofia muscolare progressiva, è costretto sulla sedia a rotelle da 7 anni. Impiegato alla sede della banca San Paolo di piazza Cavour a Chieri, ogni giorno deve fare circa 4 chilometri per andare al lavoro. 

<+corsivo>«Normalmente utilizzo la mia auto, attrezzata per la guida di un disabile<+tondo> - introduce - <+corsivo>Ma a causa del rinnovo della patente per circa un mese non ho potuto guidare». <+tondo>Non potendo usare il Mebus si è aggiustato come poteva: <+corsivo>«Per 10 giorni, approfittando del bel tempo, ho fatto Riva-Chieri sulla pista ciclabile. Negli altri ho dovuto mobilitare tre persone». 

<+tondo>Il bus da 19 posti della Vigo non ha la pedana sollevatrice perché non è obbligatoria sui mezzi di piccole dimensioni. <+corsivo>«Così stabilisce l’ultima delibera regionale sul piano degli autobus<+tondo> - motiva Giovanni Vigo, gestore dell’impresa di trasporto privato - <+corsivo>Oltre a questo, le fermate dovrebbero essere attrezzate e non lo sono»<+tondo>. Ma non finisce qui: <+corsivo>«Soprattutto nei percorsi di collina, certe strade non hanno le dimensioni sufficienti per tirare fuori la pedana».

<+tondo>Il servizio a chiamata, nato nel 2008, ma nel chierese solo da un anno, sta crescendo, soprattutto per via della soppressione di alcune linee collinari. <+corsivo>«L’Agenzia per la mobilità ha tagliato circa 36.000 chilometri di percorso<+tondo> - ripercorre Vigo -<+corsivo> Per questo il servizio a chiamata ha avuto un salto notevole».<+tondo> Soprattutto dal mese di aprile, quando è passato da 1.200 a circa 2.500 km. 

In ragione di quest’aumento, la Vigo sta valutando di acquisire un nuovo mezzo. <+corsivo>«Si potrebbe acquistare un autobus attrezzato al trasporto dei disabili <+tondo>- si sbilancia Vigo - <+corsivo>Indispensabile è però ottenere un contributo regionale, come avviene per i mezzi pubblici».

<+tondo>Una soluzione che non sarà però realizzabile in tempi brevi secondo Cesare Paonessa, dell’Agenzia  per la mobilità metropolitana. <+corsivo>«Il regolamento del Mebus prevede il trasporto disabili, però  necessita degli autobus attrezzati: non tutti i mezzi vecchi sono ancora stati sostituiti, come nel caso di quello che opera nel chierese<+tondo> - riconosce - <+corsivo>Gli autobus con pedana sono utilizzati maggiormente nella zona di San Mauro, dove c’è più richiesta. E’ chiaro che attivare un servizio di questo tipo dove la domanda è scarsa, diventa oneroso, ma è altrettanto vero che se non diamo ai disabili la possibilità di spostarsi, loro non ci provano neanche». 

<+tondo>Oltre alla deroga regionale, c’è un ulteriore problema. <+corsivo>«Gli autobus piccoli, che per un servizio a chiamata sono i più idonei, hanno un motore meno potente e la pedana sollevatrice ha un certo peso: per questo vengono in genere costruiti senza posto disabili». 

<+tondo>Paonessa propone una soluzione alternativa: <+corsivo>«Al momento la corsa si prenota il giorno prima: se si prenotasse con più anticipo, l’azienda avrebbe il tempo di organizzare i mezzi in modo da metterne a disposizione uno più grande, con la pedana per i disabili».

<+tondo>Secondo Baldi la soluzione ottimale sarebbe invece allungare fino a Riva il tragitto dell’autobus 30 della Gtt, già attrezzato per i disabili. <+corsivo>«Magari prolungando solo alcune corse, creando un 30 bis»<+tondo>, abbozza il rivese. 

Ma questa è un’ipotesi troppo onerosa per l’Agenzia, che ha visto le sue risorse tagliate del 24% dal 2010 a oggi. <+corsivo>«Tre km sembrano pochi, ma è un prolungamento di tempi e costi significativo per ogni corsa<+tondo> - spiega Paonessa - <+corsivo>Allungare solo qualche 30 non è praticabile: salterebbe il coordinamento di tutte le corse»<+tondo>. Più possibilista, invece, sull’introduzione di navette tra il capolinea del 30 e Riva. <+corsivo>«Un servizio di questo tipo si potrebbe sperimentare, ma la copertura finanziaria deve essere a carico dei comuni interessati».

<+tondo>Secondo Baldi il Mebus ha dei problemi anche dal punto di vista degli orari. <+corsivo>«Comincia alle 8,30: troppo tardi per i pendolari. Anche in questo caso è servizio pensato solo per alcuni e non per tutti».

<+tondo>Su questo punto ribatte il sindaco Lodovico Gillio. <+corsivo>«La filosofia del Mebus è coprire gli orari in cui non circolano gli altri mezzi di linea: al mattino presto e negli orari delle scuole sono attivi su Riva gli altri bus della Vigo».

<+tondo>E’ chiaro che su Riva si parla di piccoli numeri per attivare qualsivoglia servizio di trasporto disabili: si contano sulle dita di una mano le persone che viaggiano autonomamente in carrozzina. Anche il Mebus, attivo a Riva dal 17 marzo, ha per il momento prodotto piccoli numeri: 3 sono state le chiamate a marzo e 12 ad aprile. 

<+corsivo>«Bisognerebbe copiare dai nostri vicini francesi<+tondo> - conclude Baldi - <+tondo>Sono stato in vacanza a Saint Malo, eravamo in due in carrozzina, ma abbiamo potuto viaggiare su tutti i mezzi pubblici, soggiornare in campeggio e visitare le città senza problemi. Apprezzo l’impegno di potenziare il trasporto tra Chieri e Riva, ma si può fare di meglio».

<+tondo><+firma_coda>Chiara Paolillo


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